Nella giornata in cui in molti Paesi del mondo celebrano i lavoratori, ricordando le lotte per la conquista dei loro diritti, registriamo ancora una situazione di grande disparità se consideriamo le donne e l'elevato divario di genere che ancora si registra nel mondo del lavoro. La pandemia ha penalizzato le categorie più fragili ed in particolare giovani e donne facendo abbassare, in quest'ultimo caso il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) dal 50,1% del 2019 al 49% nel 2020, percentuale che pone l'Italia nel fanalino di coda dei Paesi europei. Il divario con il resto d’Europa è davvero notevole: in Germania il tasso di occupazione femminile è del 73,2%, in Francia del 63,6%, in Spagna del 55,7%. Per non parlare dei Paesi europei più virtuosi quali Islanda, con il 77,8%, seguita dalla Svizzera con un 75,9%. Altri dati non confortanti sono quelli relativi alla presenza di donne nelle posizioni di comando: in Italia le donne che occupano posizioni manageriali, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Eurostat, sono meno di un terzo, il 29,6%, nel secondo trimestre 2021, dato che scende al 28% nel primo trimestre 2022. Restano quindi una minoranza rispetto l'universo maschile: 220 mila contro i 526 mila uomini, e questa situazione è sicuramente una delle cause che incide sul cosiddetto "gender pay gap" la differente retribuzione salariale tra uomini e donne che si attesta al 15% nel nostro Paese.
Per riequilibrare questa situazione è necessario un grande sforzo sia da parte del mondo imprenditoriale ma soprattutto istituzionale. E' necessario ribilanciare sulla famiglia i carichi di cura, da sempre assolti dalle donne soprattutto se riferiti ai figli, con interventi a favore della bi-genitorialità: penso al congedo parentale retribuito per i papà.
Dal 1° gennaio la Spagna è il primo Paese al mondo in cui i congedi di paternità diventano equivalenti a quelli di maternità: donne e uomini godono dello stesso permesso per la nascita di un bambino, una licenza uguale di 16 settimane, non trasferibile e pagata al 100%. Un traguardo storico che cerca di cambiare i ruoli di genere e colmare i divari occupazionali.
In Italia la legge di Bilancio ha introdotto dal 1° gennaio 2021 una modifica aumentando di 3 giorni il congedo di paternità fruibile da lavoratori dipendenti privati che passa da 7 a 10 giorni lavorativi. Tutti i neo papà hanno quindi il diritto di astenersi dal luogo di lavoro, pur percependo la retribuzione al 100%, alla nascita del proprio figlio. Tale provvedimento si chiama congedo di paternità obbligatorio, e sebbene sia oggi poco conosciuto e utilizzato, si tratta di un diritto da poter rivendicare non un congedo alternativo ma che si aggiunge all'astensione obbligatoria di cui gode la mamma lavoratrice per garantire un supporto proprio nei primi giorni dopo la nascita di un figlio.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che pone grande attenzione al tema della famiglia e affronta le disuguaglianze di genere in maniera trasversale, ha spinto le nostre Istituzioni alla definizione di un Family Act 2022 ricco di interventi a sostegno della genitorialità e dei giovani, un provvedimento che è ormai Legge dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenuta lo scorso 27 aprile 2022.
Tanti gli incentivi e gli strumenti di Work Life Balance per garantire sostegni anche economici per le famiglie (assegno unico universale, rette asili nido, sostegno per famiglie con figli affetti da patologie, contributi per lo studio, incentivi per il lavoro femminile, etc) e soprattutto strumenti per sostenere le donne sulle quali gravano maggiori carichi di cura.
Una manovra importante che se supportata ulteriormente da interventi di welfare aziendale potrà davvero favorire l'employability femminile ed il successivo sviluppo manageriale.
E tra le iniziative che potranno ulteriormente contribuire a migliorare la situazione delle donne nei contesti lavorativi è la recente Prassi UNI 125:2022 un ulteriore segnale istituzionale concreto di forte attenzione al tema della partità di genere.
La prassi Uni introduce la Certificazione della parità di genere ai fini di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere. La certificazione potrà esser rilasciata a decorrere dal 1 gennaio 2022 a tutte le aziende che dimostreranno l'effettività e l'efficacia delle proprie politiche in tema di parità di genere tra uomo e donna. E come conseguenza pratica del rilascio della certificazione saranno i vantaggi sia per le aziende private che per i lavoratori, soprattutto donne che si troveranno a lavorare in contesi sempre meno discriminatori e più inclusivi, un social climate virtuoso anche nell'ambito delle sempre crescenti politiche aziendali ESG oriented cui tutte le aziende più virtuose e con senso di responsabilità debbono orientarsi.
Alessia Ruzzeddu
1 maggio 2022
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